Ha introdotto i lavori Francesca Plateo del Direttivo dell’Associazione “Le donne resistenti”, di fronte a un pubblico numeroso, attento e partecipe. Dopo i saluti delle autorità e delle Associazioni che hanno patrocinato l’evento.

Ha quindi preso la parola Paola Schiratti sottolineando come in Italia gli interventi delle donne a livello legislativo siano stati fondamentali per modificare la vita dell’intera nazione a partire dalla stesura della Carta Costituzionale, che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione,di opinioni politiche,di condizioni personali e sociali, la pari retribuzione tra uomini e donne, l’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi nel matrimonio, la parità di accesso a cariche e uffici pubblici, i diritto anche per le donne di elettorato attivo e passivo, il ripudio della guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali. Furono le 21 donne elette all’assemblea costituente- il 3,7% degli eletti e appartenenti a quattro partiti diversi- che resero possibile l’inserimento di questi principi nella nostra Costituzione.

Fu un baluardo a cui si appellarono le parlamentari elette nei decenni successivi le quali riuscirono, tra ritardi e contraddizioni, a “strappare” leggi come il divorzio, l’istituzione dei consultori e l’informazione sulla contraccezione, l’aborto, il nuovo diritto di famiglia, le leggi per la tutela della maternità e per il congedo di paternità, per l’obbligo scolastico fino a 14 e poi 16 anni, per la parità salariale, per l’accesso delle donne a tutte le professioni, per le Pari Opportunità. Queste furono riforme che modificarono la mentalità della società e i comportamenti nel nostro paese; donne e uomini non furono più quelli del passato e nelle famiglie, diventate mononucleari, si stabilirono nuove dinamiche. In particolare, la conquista della scolarità femminile fu un passaggio fondamentale che favorì l’emancipazione delle donne e del paese intero, tuttavia l’inserimento delle donne in tutte le professioni e la parità salariale sono state conquistate con gravi ritardi e con tempi molto lunghi. Il raggiungimento di posizioni apicali nelle carriere invece è ancora da conquistare. Le donne devono associare lavoro e famiglia. La carenza di servizi sociali le ha costrette al doppio o triplo ruolo come lavoratrici, madri e assistenti degli anziani; è ancora scarso l’intervento degli uomini in questi ambiti assistenziali e nei lavori domestici, ritenuti attività prettamente femminili. Il problema è stato parzialmente risolto con l’aiuto dei nonni e con le domestiche/badanti coabitanti, in genere immigrate. Oggi la vita di queste ultime donne è paragonabile e altrettanto dura di quella delle contadine italiane che cento anni fa emigravano nelle città. L’assenza di servizi sociali di supporto alla famiglia è quindi fonte di grandi diseguaglianze. Anche la crisi occupazionale e quindi sociale, il precariato e la flessibilità nel lavoro, sono assorbite dalle famiglie.

Per quanto tempo il sistema potrà ancora reggere? Quali ne saranno gli effetti economici e sociali?

Un aspetto da valutare e su cui intervenire è la bassissima natalità, tra le più basse al mondo: il minimo si è toccato nel 1995 con l’ 1,18% di figli per coppia, ma il trend non è cambiato di molto. Da sconfiggere è anche il fenomeno della violenza domestica, contro il quale l’Italia si appresta ora a varare i primi provvedimenti legislativi efficaci, mentre mancano ancora strutture di sostegno alle vittime e interventi di prevenzione al cui finanziamento non si provvede. L’arretratezza in questo ambito è terribile: si pensi che il delitto d’onore è stato abolito solo nel 1981. Altro fronte su cui è necessario intervenire è la rappresentanza politica delle donne. La scarsità delle donne elette fino alla soglia dello scorso anno evidenzia il loro perdurante quasi inesistente peso nel quadro del potere politico.

Questo misto di novità e conservazione caratterizza la vita del nostro paese. I nodi irrisolti devono essere colmati con l’intervento delle donne e degli uomini capaci di guardare al futuro e allo sviluppo del nostro paese.

Fabiana Fusco docente di linguistica dell’Università di Udine ha poi analizzato i testi dei lavori parlamentari e delle commissioni cui hanno partecipato le donne elette alla assemblea costituente. Emergono la profondità della loro cultura, i valori che le hanno ispirate, la forte partecipazione emotiva all’impegno di deputate, la volontà di essere chiare e comprensibili a tutti nella formulazione del testo costituzionale. Sono state loro ad introdurre e a voler richiamare più volte i parole chiave come famiglia, diritto, donna, lavoro, libertà, democrazia, cultura, lingua.

Dai verbali dei lavori emerge il divario tra la modernità di tutte queste donne a prescindere dal partito di appartenenza e la grettezza e arretratezza di alcuni interventi di deputati uomini. E’ a queste donne che si deve se valori come la famiglia, la tutela dei minori, i diritti e l’eguaglianza di uomini e donne sono diventati principi fondamentali della nostra Costituzione e quindi pietre miliari della futura legislazione.

Nicola Gasbarro docente di antropologia dell’Università di Udine ha sottolineato quanto sia fondamentale che le donne continuino nel loro impegno per rendere l’Italia un paese più inclusivo, giusto e democratico. Sono proprio le donne, infatti che hanno provato il peso della discriminazione e sono riuscite negli ultimi decenni a modificare il loro status; proprio per questo solo loro possono essere in grado di coinvolgere tutte le categorie di cittadini e cittadine che subiscono ingiustizie e cambiare insieme la mentalità dominante, la cultura, gli stili di vita e quindi la legislazione del nostro paese. Ma deve prima essere modificato l’immaginario sociale del nostro paese, nell’epoca moderna basato su uno sfrenato individualismo. L’idea, lo spirito di collettività e di solidarietà sono scomparsi. Ed allora la priorità del valore dell’eguaglianza sulla differenza, la libertà disgiunta dall’eguaglianza sono deficienze che devono essere colmate e le donne, per sensibilità, cultura, esperienza, apertura mentale, possono farlo. Si tratta di affrontare il discorso sulla vita e di come, in particolare, si vive in Italia oggi.

Ci sono stati interventi del pubblico su temi quali il bisogno di ripristinare un immaginario collettivo e di solidarietà per poter migliorare e colmare le lacune della legislazione italiana, le quote rosa, il riconoscimento dei neonati e delle neonate figli di immigrati.