Chissà se il futuro che abbiamo davanti ci costringerà ad usare una scansione temporale tra il “prima del corona-virus” e il “dopo corona virus”.. se questa pandemia, una volta domata ma non eliminata dal pianeta, segnerà la fine di un modo di vivere ( soprattutto nel Nord del mondo e nell’occidente ! ricordiamolo) che dalla seconda guerra mondiale ci aveva fino ad oggi allevati in una illusione fiduciosa nei progressi della scienza, nei vantaggi delle nuove tecnologie, nell’impunità dello sfruttamento del lavoro e dell’ambiente a favore del profitto, di un” capitalismo globale sempre più mortifero e predatorio” (A. Rivera, IL Manifesto , venerdì 6 maggio2020) con conseguenze esiziali, nella quasi totale indifferenza dei paesi ricchi verso una moltitudine di  paesi poveri e per il pianeta stesso.
Il  corona-virus ci ha messo improvvisamente tutte e tutti di fronte alla nostra precarietà esistenziale, alla disillusione di poter trovare la panacea per ogni morbo, di trovare l’elisir di lunga vita. Il lockdown ha messo in crisi la qualità di quella che ritenevamo la “normalità” della nostra vita, delle nostre relazioni umane sempre meno reali e sempre più “social”, virtuali; ha stravolto la gerarchia delle nostre priorità.
Nel frattempo la natura, coi suoi  animali e vegetali, ha fornito ampie e per noi sorprendenti (quanta stoltezza da parte nostra!) dimostrazioni di quanto poco ci voglia a riprendersi territori e posizioni sottratti dall’avidità degli umani…e adesso?
“Andrà tutto bene!” è il mantra virale (anche questo!) disegnato dai bimbi , scritto su striscioni, rimbalzato su tutti i social..
Ma il passare dei mesi e la progressiva consapevolezza del (presunto) “paradiso perduto”non può non insinuare dubbi, inquietudini, paure che forse non andrà tutto bene, almeno se continuiamo a mantenere lo standard di vita precedente come unità di misura. A mio modesto avviso qui potrebbe consistere la possibilità di un cambiamento epocale in versione “panavision”.
Ma quale sarà  davvero il mondo del Post- Covid? Nell’impossibilità di fornire risposte certe , possiamo almeno condividere alcune domande.
Come conciliare nel nostro Paese, naturalmente non solo nel nostro, le scelte economiche e la riduzione delle disuguaglianze? Come procedere nella distribuzione delle risorse? Quali investimenti per la difesa dei servizi che si sono rivelati essenziali, quali la Sanità pubblica, la Scuola, la Ricerca , il Welfare, l’Ambiente, dei quali il corona-virus ha fatto esplodere le inadeguatezze e la storica incuria? Come gli algoritmi dell’intelligenza artificiale occuperanno terreno per il controllo della nostra salute e della nostra vita nel rispetto della nostra privacy? Come la didattica digitale potrà integrare/sostituire nella scuola la tradizionale circolarità insegnamento/apprendimento in cui  solo la relazione umana docente/allievo e , orizzontalmente, tra il gruppo classe, fa una differenza insostituibile per la formazione delle skills sociali imprescindibili per la sopravvivenza della democrazia.
Come riconvertire il rapporto perverso con gli eco-sistemi? Come questa organizzazione del lavoro smetterà di creare disoccupazione giovanile e femminile? Come  risolvere nei prossimi mesi l’astinenza forzata dalla dimensione reale su cui fondano la loro specificità il teatro, il cinema, i concerti ? Sono in gioco i nostri destini,  un cambiamento di marcia è non solo necessario ma inevitabile. Ovviamente ci si pone delle domande come cittadine e cittadini del mondo, di un mondo sempre più interconnesso. Se, immersi come siamo in un contesto europeo molto diverso, si trovassero risposte o soluzioni  di stampo nazionalistico, sovranista, per propria natura ideologicamente oscurantisti e autoreferenziali, sarebbe come precipitare dalla padella alla brace, in una sorta di coazione a ripetere clamorosi errori della nostra storia cui il Novecento aveva saputo resistere ma su cui  si avverte il rischio che un calo di attenzione pregiudichi il diritto delle generazioni future a vivere in libertà e nel rispetto di ogni diversità.
Sia negli ultimi mesi del 2019 che nei primissimi del 2020 , fino al lockdown di marzo, la nostra associazione non ha mai smesso di attivarsi , anche in collaborazione con altre associazioni femminili del territorio, per la difesa di molte di quelle finalità e dei diritti contenuti nel nostro statuto che l’isolamento sociale ha enfatizzato in termini di criticità ed emergenza. Il diritto allo studio, al lavoro, alle pari opportunità tra uomini e donne, alla difesa dei diritti civili, alla valorizzazione delle competenze delle donne, al contrasto alla violenza domestica, così manipolabile in periodo di quarantena , ci hanno mobilitato e attivato a progettare eventi ed incontri che le disposizioni ministeriali hanno sospeso o annullato..
Non ci hanno bloccate comunque: l’ultimo esempio è dato dalla condivisione di un’ iniziativa di contrasto alla violenza domestica con altre associazioni cittadine e con l’Ordine dei Farmacisti che prevede l’affissione nelle farmacie dell’intera provincia di Udine di una locandina che contiene recapiti telefonici e numeri di emergenza cui rivolgersi in caso di minaccia o effettivo rischio di violenza in famiglia. Assolutamente gratificante per le associazioni femminili il concreto sostegno di Federfarma che si è assunta l’onere della distribuzione, dalla montagna al mare, in queste settimane di blocco degli spostamenti individuali. Ne siamo riconoscenti.
Come concludere adesso questa condivisione? Forse solo la poesia ci può aiutare…ci diciamo: “si sta come le foglie”..  quale condizione più oggettiva? per cui al mantra…“Andrà tutto bene”? Forse basta solo aggiungere umilmente un punto interrogativo e tutto si riapre..