Avete notato che ogni tanto nella  lingua  compaiono termini o modi di dire che  prima o poi tutti finiamo per utilizzare? Ad esempio l’ormai datato intercalare “cioè”, oppure il più recente “come dire?”, o il più adolescenziale “tipo”, o l’uso indiscriminato del “piuttosto”, o l’”assolutamente”  (solo in un secondo momento – dai più raffinati – fatto seguire da un  “assolutamente sì” o “assolutamente no” dato che ”assolutamente” da solo non  basta a chiarire se  sei d’accordo o meno con l’interlocutore…)
Adesso va di moda il “ciò detto”. Siete anche voi sull’onda? E, già che ci siamo,  avete idea di quando e come è entrato nel linguaggio giornalistico e nel politichese il termine “antagonisti”? Mi chiedo quanti cittadini e cittadine sono in grado di individuare con  contezza di chi si sta parlando. Nei vari tiggì, sia della RAI che delle reti Mediaset, il temine “antagonisti” ormai è in uso per indicare chi aderisce ad una qualsiasi manifestazione di protesta. La mia impressione è che il termine venga usato come “iperonimo”, ossia l’insieme più grande all’interno del quale stanno gli insiemi più piccoli o “iponimi”. Mi è capitato di vedere gli “antagonisti” che a Bologna hanno manifestato contro Salvini;  gli “antagonisti” che a Roma sono scesi in piazza con Camusso mentre  Renzi, alla Leopolda a Firenze, predicava ai “CoRenzi” (Haha, perdonatemi il gioco di parole!); gli “antagonisti”grillini contro il governo…..insomma un mondo di “antagonisti”che , privi del necessario distinguo, perdono la propria identità e intorbidano la giustezza della causa per cui protestano. Qualcuno di insidioso ci potrebbe vedere un tentativo di “fare di ogni erba un fascio”…appunto! Il telespettatore più semplice ad un certo punto potrebbe non sopportare più  la sovraesposizione di tutti questi “antagonisti”, che sbucano fuori da ogni parte, senza capirne le finalità più recondite, compresa quella di una presunta necessità di riportare un ordine là dove una conflittualità sociale,  come talora succede in una vera democrazia,   viene invece presentata come minaccia continua ed incombente per il Paese.  In più, il politicamente corretto termine “antagonisti” potrebbe sostituirsi al più storicamente connotato”contestatori”, che  puzza troppo di comunismo anche per una sedicente sinistra più attenta a glissare sulla propria storia che a difendere la propria identità. C’è ancora un’ipotesi: se si va su Wikipedia e si clicca su “antagonista” si trova questa definizione. “In narratologia (ma anche nel cinema e in altri campi della finzione) il termine antagonista viene usato generalmente per indicare il personaggio che in una storia si oppone al protagonista. Nei generi letterari che utilizzano la figura dell’eroe (buono) in senso lato o in senso stretto (per esempio le fiabe e romanzi cavallereschi) l’antagonista rappresenta l’antieroe (cattivo)”.   A rigor di logica si potrebbe essere tentati di inferirne che allora tutti gli antagonisti sono antieroi, quindi cattivi….. quindi anche meritevoli di essere fermati, magari a manganellate?  Mah…. non vogliamo essere etichettati come nuovi “Azzeccagarbugli”,  per cui ci limitiamo al solo interesse linguistico sull’ uso delle parole “di moda”……e  tuttavia a stare attenti al perché se ne usano alcune al posto di altre……