Continuano in Italia e in Regione le violenze domestiche in queste ultime settimane sono accaduti fatti orrendi. Uomini hanno ucciso le loro intere famiglie bambini, bambine, mogli e altre congiunte, altri episodi meno gravi hanno comunque portato a riflettere sulla gravità di questi fenomeni che non accennano a diminuire e creano costi non solo sociali ma anche economici elevatissimi (si calcola intorno ai 17 miliardi di euro annui). Nel 2013 in Italia sono state uccise in ambito familiare 134 donne e il dato è per difetto. Anche a Udine si sono ripetute situazioni di maltrattamenti familiari, i giorni scorsi un siriano è stato arrestato per aver minacciato e ferito la moglie per futili motivi. Ma il clima è cambiato rispetto a qualche anno fa, i casi non vengono taciuti, le donne stesse hanno il coraggio di non accettare le violenze dei partner , chiedono aiuto e spesso sporgono denuncia. Una serie di leggi più severe promulgate in Italia, in linea con la convenzione di Istambul, contro gli uomini violenti riconoscono tutti i tipi di violenza e prevedono l’arresto e l’allontanamento di colui che maltratta. In Provincia di Udine e in Regione istituzioni pubbliche e associazioni si formano e si organizzano per prevenire, arginare questo fenomeno, sostenere le vittime e perseguire i violenti. Nell’auditorium della Regione lunedì scorso si sono confrontate tantissime realtà e soggetti che agiscono e intervengono per contrastare la violenza sulle donne e i minori. Ha tracciato il quadro della situazione regionale la dott. Romito dell’Università di Trieste che ha proposto la creazione di un osservatorio regionale sulle violenze contro donne e minori per raccogliere informazioni, promuovere ricerche, favorire la formazione del personale, coordinare le iniziative, diffondere buone pratiche, facilitare il trasferimento delle conoscenze. Coordinati dalla avv. Baruffini sono intervenuti e intervenute medici, infermiere, psicologi che hanno illustrato le buone prassi e i percorsi di formazione che sono avviati in tanti ospedali regionali a Tolmezzo, San Daniele, Pordenone, Gorizia. Sono intervenute le donne dei centri antiviolenza, le forze dell’ordine, le avvocate, le ricercatrici universitarie che hanno avviato progetti nelle scuole. Ne è emerso un quadro di grande attività, impegno, professionalità. Nel mio intervento ho sottolineato che ora servono il coordinamento regionale e i finanziamenti affinché le iniziative vengano coordinate e le buone prassi trovino realizzazione su tutto il territorio regionale. E’ stato merito dell’Associazione “Se non ora quando?” promuovere questa iniziativa che ha permesso di conoscere quali realtà e con quali modalità si operi da noi.

Paola Schiratti

Commissaria regionale PP.OO.