Un giorno qualunque, negli Stati Uniti, in piena guerra fredda, andava in onda sulla Nbc, in un episodio di Star Trek, quello che sarebbe passato alla storia come il primo bacio ”interrazziale” della tv.

Attraverso il bacio di due protagonisti (il capitano Kirk e Uhura, l’ufficiale alle comunicazioni, nonché prima persona di colore a ricoprire un ruolo di ufficiale comandante) la televisione lanciò, consapevolmente o meno, un grande messaggio di fraternità ed uguaglianza tra i popoli.

 

Nello stesso mese, ma 40 anni dopo, negli Stati Uniti fu eletto il Presidente Obama, primo non-bianco ad accedere alla Casa Bianca.

 

La buona notizia del 2013, invece, viene dall’Italia: il Tribunale dei Minori di Bologna ha adottato un provvedimento storico e che sicuramente susciterà forti (quanto sterili) polemiche, decidendo di concedere in affido temporaneo una bambina di 3 anni ad una coppia omosessuale. La bambina, come accade in tutti i casi di affidamento, veniva da un contesto familiare e sociale difficile, nel quale evidentemente i Giudici ed i Servizi Sociali hanno ritenuto non fosse possibile, per una equilibrata e serena crescita, continuare a vivere. La coppia si è dimostrata solida, serena e affidabile.

La scelta del Tribunale è stata possibile solo grazie al fatto che l’affido è un istituto utilizzato nella totale ed esclusiva tutela del minore, in quanto prevede un allontanamento solo temporaneo dalla famiglia di origine al fine di eliminare le problematiche a questa legate ed assicurare il minore alle cure di terzi improntate al benessere ed alla serenità.

Al contrario dell’adozione, l’affido non recide il legame con la famiglia e pertanto consente che affidatari siano coppie sposate e non o anche single, purchè sia dimostrato il beneficio del nuovo contesto familiare/genitoriale.

Nel caso dell’adozione, invece, la legge italiana è molto più restrittiva ed essendo un provvedimento definitivo è precluso alle coppie omosessuali o anche non-sposate, contrariamente a quanto accade in diversi Paesi del mondo occidentale.

Il provvedimento del Tribunale di Bologna si fonda, dal punto di vista giuridico, sulla sentenza della Corte di Cassazione n. 601/2013 ( leggi l’articolo su Repubblica qui) con la quale è stato sancito il diritto di una coppia di donne all’affidamento del figlio minore di una delle due partner, qualificando come «mero pregiudizio» dichiarare che “sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale”.

 

E’ evidente che finalmente si stanno scindendo le questioni giuridiche dai retaggi culturali e religiosi che tuttora permeano la nostra società. A prescindere dalle considerazioni sulla morale che ognuno di noi applica nella propria vita quotidiana, da un punto di vista prettamente umano non possiamo, infatti, contestare queste decisioni come negative per lo sviluppo e la crescita del bambino. Gli affidi e le adozioni sono provvedimenti estremi, che intervengono in momenti in cui la serenità dei minori sono la finalità prima della società e costituiscono diritti inviolabili superiori agli altri.

Da mamma sono convinta che l’amore incondizionato di una famiglia, anche se non tradizionale o aderente al dettato religioso, sia la migliore cura per il superamento dei traumi infantili che spesso, inevitabilmente, sono legati a questi contesti. E il concetto di famiglia, dal punto di vista di chi ci cresce, è fondato sull’amore, sul sostegno, sull’affetto, a prescindere dalle “qualifiche” a queste attribuite.