Molto suggestiva la cornice della chiesa di S. Silvestro a Premariacco, con la sua volta carica di affreschi, ancora ben conservati, sui toni del blu per la realizzazione di questo evento molto interessante di cui si può leggere il programma nella locandina a fianco.
Ancora un ‘occasione per parlare di donne : o cercandone tracce di scrittura, continuità di presenza nella letteratura – impresa non semplice- oppure collocandole in un tempo ben definito , quello del Medioevo, alla ricerca di quali diritti, di quale patrimonio di conoscenze abbiano trasmesso.
Nella prima parte del convegno, sabato mattina, ne hanno rispettivamente parlato con grande competenza ed efficacia la prof.ssa Sergia Adamo e la prof.ssa Miriam Davide, entrambe docenti universitarie. Il pomeriggio si è articolato invece in altre attività che ci hanno direttamente coinvolto come ospiti “narranti”..questo infatti il taglio dell’iniziativa, la capacità delle donne di raccontare e di raccontarsi anche attraverso gesti “fuori norma”, anche di rivolta, a volte in anticipo sul cambiamento dei tempi, a volte accompagnandolo quasi sottotraccia ma in modo inequivocabile.
All’iniziativa della associazione Zeroidee e della cooperativa Puntozero siamo state invitate dalla direttrice scientifica , dott.ssa Silvana Cremaschi, neuro psichiatra, che, conoscendo la nostra attività ed il nostro impegno a favore delle donne e delle loro storie, ci ha chiesto se avremmo potuto portare qualche testimonianza significativa.
Noi abbiamo immediatamente pensato al patrimonio di esempi che potevamo ricavare dal volume “Una disubbidienza civile. Le donne friulane di fronte all’8 settembre 1943” e abbiamo selezionato la testimonianza che ci pareva la più pertinente al titolo dell’evento e alle finalità previste. Abbiamo scelto le parole di Iris Bolzicco, nostra socia onoraria, e letto una pagina che trascrive un passaggio dell’intervista che la riguardava come protagonista della storia delle donne dei ”bigliettini dei treni”.
In quella testimonianza Iris ricorda che nel febbraio del ’44 era andata a lavorare al campo di munizioni di Medeuzza, più vicino a casa come alternativa all’obbligo dei tedeschi di far lavorare donne e giovani a fare trincee a Gorizia. Racconta di come facevano le bombe e che si doveva scrivere il nome di chi le faceva per impedire i sabotaggi. Di fatto obbligata ad andare pagata e assicurata , assieme alla sorella e ad una sessantina di altre donne più grandi, molte già madri. Il 29 maggio 1944 a S.Giovanni al Natisone, vennero impiccati 13 partigiani in piazza con la gente costretta ad assistervi.
Quel giorno Iris e le sue amiche del tavolo, appena saputo che stavano preparando le forche, decisero di incrociare le braccia e si rifiutarono di lavorare per il nemico. Erano poche, le più giovani, (perchè loro stesse non volevano che le madri potessero subire ritorsioni sui loro figli) ma non volevano sentirsi complici di quelle impiccagioni. L’ufficiale tedesco, di solito gentile con loro, chiese loro urlando se erano partigiane e Iris rispose “Non siamo partigiane, siamo italiane e voi state uccidendo degli italiani”. L’ufficiale,colpito, non seppe replicare ma nei giorni successivi loro ragazzine vennero trattate con maggiore rispetto tra tutte le operaie.
Iris aggiunge che il giorno dopo 80 uomini non andarono più a lavorare e salirono in montagna e , benché non si possa dimostrarlo, forse tra lo “sciopero” di quel giorno e l’andata in montagna degli uomini è una relazione di causa -effetto. Forse il coraggio di quelle giovanissime donne agì davvero come un pungolo sulle loro coscienze.
Alla fine della lettura dell’intervista a Iris su quei giorni la risposta del pubblico ,con un applauso commosso e lungo al suo nobile e coraggioso gesto di rivolta , si è conclusa caldamente la nostra partecipazione all’evento.