Dalla storia delle donne dalla consapevolezza del ruolo che esse hanno avuto, come in questo caso di resistenza civile al nazifascismo, inventandosi un ruolo nuovo una forma inusitata e inusuale di ribellione ai sistemi crudeli delle dittature, dei fascismi, della violenza della guerra, si comprendono sfaccettature nuove, nuovi punti di vista che completano il quadro della storia del secondo novecento. La II guerra mondiale ha avviato un nuovo ordine politico ed economico mondiale, ma ha modificato anche la cultura, la vita sociale e privata delle persone. Studiare i comportamenti delle donne permette di comprendere la storia in molti aspetti trascurati dalla storia che si concentra sui grandi eventi, ma trascura gli effetti che questi hanno avuto sulla vita delle persone.

Il comportamento di queste donne autorganizzate, coraggiose, creative, pronte di spirito, senza armi a contrastare gli armati di mitra sono un esempio da conoscere ed approfondire. I fatti di cui sono state protagoniste gettano luce su aspetti non noti del fenomeno resistenziale, del rifiuto delle italiane e degli italiani del fascismo. Di scelte di impegnarsi in prima persona quasi a dare modelli di comportamento al paese in balia di se stesso, invaso da Sud a Nord da due eserciti stranieri e campo di battaglia. La scelta resistenziale di queste italiane ci impone riflessioni e considerazioni.

Dal loro coraggio e dal loro esempio, alcune parteciperanno alla Resistenza armata o saranno attive come staffette e porta messaggi, trarranno spunto altre donne che dopo di loro si interesseranno della vita politica e sociale del nostro paese come le 21 costituenti che riusciranno, esigua minoranza, 3% sul totale di quasi 600 deputati, a inserire nella costituzione importati articoli come il 3 per la parità di tutti i cittadini e le cittadine, l’11 contro la guerra, il 29 per la parità salariale, il 31 per la tutela della famiglia e dei bambini.

Sarà lunga la battaglia per rendere effettivi questi principi e non è ancora conclusa. Oggi guardare a queste donne significa resistere per coltivare nel nostro paese i valori della democrazia, della giustizia, dell’equità sociale, della valorizzazione del merito non ancora raggiunti. Gli ultimi fatti pubblici come la corruzione che accompagna inesorabile la costruzione di opere pubbliche o le tragedie private come l’uccisione di donne e bambini e bambine in ambito familiare o non familiare ci impongono un richiamo all’esempio di queste donne che hanno agito in altra direzione nella salvaguardia della vita di persone a loro sconosciute, nel dono di se stesse e di quel poco che avevano, uva, acqua, qualche libro, un cestino di cibo della mensa della fabbrica dove lavoravano per dare sollievo alle tragedie altrui o la scelta coraggiosa di scioperare per ribellarsi alle fucilazioni dei partigiani e alle rappresaglie. Oggi resistere significa rivendicare maggiore giustizia sociale in Italia, una più equa distribuzione del reddito, un limite agli arricchimenti di coloro che dilapidano a proprio tornaconto il bene comune e negano ai giovani e alla giovani e ai meno giovani la dignità di un lavoro giustamente retribuito, l’offerta di servizi sociali a chi ha necessità e bisogni per la tutela della vita e della dignità di tutti, un servizio scolastico di qualità che tuteli le famiglie e dia ai giovani la garanzia di una formazione e di una istruzione qualificata spendibile sul mercati del lavoro. Le donne devono includere, avviare processi adeguati ai tempi che richiedono in Italia ma non solo uno spostamento dei baricentri dall’accumulo della ricchezza alla redistribuzione, dallo sfruttamento sconsiderato della natura alla sua rigenerazione, dall’abbandono dei deboli dei bambini, delle bambine alla loro valorizzazione e tutela. Alle donne tocca sempre essere in prima fila in questi momenti e devono rivendicare questi comportamento basati sui valori sul merito anziché sul bieco esercizio del potere che tutela i forti e i garantiti. Le donne oggi in Italia sono molto impegnate nell’associazionismo, nel volontariato devono entrare con i loro meriti anche nella politica, nei vertici economici e finanziari delle PA portando tutto il bagaglio che le ave, le donne della resistenza civile del Nord Italia, le partigiani le costituenti, alcune parlamentari le donne degli anni ’70 che hanno deciso di combattere le loro battaglie fuori dai partiti e hanno comunque ottenuto importanti risultati come il diritto di famiglia, il divorzio, l’informazione sulla contraccezione, i consultori, l’abolizione del codice d’onore, l’aborto ecc. hanno ottenuto.